Rosso Fuoco

… E L’OLIO DI PALMA?

“Riduci gli alimenti con elevati livelli di grassi saturi o colesterolo, come carne, burro, latticini, grassi, uova e cibi contenenti olio di palma o di cocco” NATIONAL INSTITUTE OF DIABETES AND DIGESTIVE AND KIDNEY DISEASES

Lo conosciamo tutti, anche solo vagamente per sentito dire.

Molti consumatori consapevoli già ne parlano da tempo. Tentano di capire e raccogliere informazioni sulla sua reale nocività. Discutono del suo impiego sconsiderato fatto da certe aziende produttrici. Polemizzano sulla poca trasparenza e sulle scarse indicazioni inserite nell’etichetta alimentare.

Beh… a questo punto tocca a noi cari amici capirci qualcosina in più sul tanto discusso OLIO DI PALMA. E vorrei ringraziare la mia amica Valentina di www.naturalentamente.it , che mi ha dato lo spunto per scrivere questo post durante il corso di cucina vegan sabato scorso a casa sua!

Vorrei far luce su questa questione senza addentrarci troppo nei meandri delle varie dispute. In fondo a noi interessa diventare un pò più consapevoli per tutelarci e salvaguardare l’ambiente che ci ospita, no?

Ebbene…WHAT IS IT?images (2)

L’olio di palma è un olio ricavato dalla polpa dei frutti della “palma da olio” (oil palm – Elaeis guineensis) ed è utilizzato in tutto il mondo per la preparazione di prodotti alimentari come margarina, burro, olio da cucina, salse, zuppe, crackers, prodotti da forno e moltissimi prodotti confezionati.

Dopo l’olio di semi di soia costituisce l’olio vegetale più utilizzato in commercio. Al momento il suo utilizzo si concentra soprattutto in Europa, Cina, India, anche se il suo business è cresciuto in modo esponenziale anche negli USA a partire dal 2004, non appena l’industria Malese dell’olio di palma cominciò a pubblicizzare a 360° le virtù del suo prodotto rispetto all’olio di semi di soia idrogenato (ricco di grassi insaturi e più costoso di quello di palma)

Qual’è il problema quindi?

Sfortunatamente, nonostante la sua versatilità d’uso, l’olio di palma è considerato molto più dannoso rispetto ad altri oli vegetali come risulta da numerose ricerche mediche e scientifiche.

Esistono due tipi di olio di palma, uno ricavato dal frutto, l’altro dal nocciolo. Molte aziende sottolineano questa differenza argomentando che l’olio di palma da frutto è comunque meno ricco di grassi insaturi rispetto all’olio di cocco, di semi di soia o di palma da nocciolo.

Cari amici, comunque l’olio di palma non è un ingrediente salutare.

Ci sarebbe poi da affrontare velocemente anche il lato più etico della questione.

La coltivazione delle piantagioni di palma, divenuta ormai un business di dimensioni mondali, è causa della deforestazione delle foreste tropicali in Malesia e Indonesia.

Le specie animali tipiche del luogo come: l’orangotango, le tigri, i rinoceronti, gli scoiattoli volanti ne stanno subendo drasticamente le conseguenze. Non potendo più vivere in terre occupate esclusivamente da piantagioni di palma, si stanno estinguendo.

Di seguito vi riporto il caso delle isole Mauritius e della ricerca scientifica condotta sulla correlazione esistente tra olio di palma e le malattie cardiache.

L’olio di Palma e le malattie cardiache nelle Mauritius Forse l’ accusa più schiacciante per l’olio di palma proviene da un esperimento condotto nelle Mauritius, dove nel 1980 si registrò un’elevata incidenza di malattie cardiache tra la popolazione. Gli esperti teorizzarono che l’olio di palma, il cui costo era sovvenzionato dal governo, fosse una delle cause delle malattie cardiache in questione. Così nel 1987 il governo promosse un “programma per la salute” volto a sostituire l’olio di palma con un olio costituito soprattutto da semi di soia. Con il tempo la World Health Organization evidenziò una significativa riduzione dei livelli di colesterolo (-15%) con positive ripercussioni anche sulle malattie cardiache.

E allora, come diventare un consumatore consapevole e cercare di eliminare o comunque ridurre l’olio di palma?

Bene, la parola d’ordine è sempre INFORMARSI e leggere le etichette… ma attenzione! Non esistendo ancora (per poco, si spera) l’obbligo di legge di indicare la presenza di questo ingrediente, spesso è sostituito dalla dicitura “oli vegetali” o “olio vegetale”.

Io qualche settimana fa ho fatto una prova e sono andata ad indagare le etichette dei prodotti nella mia dispensa in cucina … era ovunque!!

Non ero abbastanza consapevole della questione e “lanciavo” merendine, fette biscottate, prodotti pronti, etc etc nel mio carrello ignorando questo piccolo particolare.

Non dobbiamo di certo diventare fobici, ma un occhio in più io ce lo butto, e voi??:)

Alla prossima puntata! 😉

Eccomi qua. Nata nella Capitale, vissuta e cresciuta nelle Marche; una laurea in Economia, master e vari corsi di specializzazione …ma come avrete ben capito… non mi basta mai!! E quindi studio un po’ di recitazione, poi divento Coach Professionista… poi una fotografa amatoriale (Nikoniana) e, da buona amante del vino, inizio a studiare per diventare sommelier! 🙂 Insomma l’idea di una vita senza alcuno sprazzo di creatività, mi fa quasi paura!

4 commenti

  • Katia

    Condivido il commento precedente, interessante articolo!
    Quello che mi stupisce è quanto, questo ingrediente, sia diffuso anche negli alimenti per bambini piccoli e trovare per es. una confezione di biscotti che ne sia privo è veramente un’impresa. Se penso che anche i biscotti della primissima infanzia, destinati quasi esclusivamente ai piccoli durante lo svezzamento, ne sono provvisti mi vengono i brividi.

    • Paola

      Giustissimo Katia. Motivo in più per voi mamme a prestare massima attenzione a quello che entra nelle credenze della cucina! Purtroppo è un mondo dove occorre essere informatissimi e consapevoli su tanti fronti. Il problema è che non sempre si riesce ad arrivare ovunque! Io cercherò di aiutarvi in questa impresa!! 🙂 Un abbraccio

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